giovedì 1 marzo 2012

Chi era l'Ambrosiaster ?

Chi era l’Ambrosiaster
1Nascita del Nome Ambrosiaster
Ambrosiaster è il nome latino di Ambrosiastro, un po’ come figliastro ,cioè un Ambrogio fasullo ,un Ambrogio figliastro,uno pseudo Ambrogio, che ha scritto verso la fine del IV secolo un commento,in latino, al testo latino delle tredici lettere di Paolo, cioè ha escluso la lettera“ agli Ebrei” considerandola evidentemente non di Paolo. La sua opera si chiama: Commentaria in xiii Epistolas beati Pauli,.e fino al sedicesimo secolo è stata attribuita a Ambrogio da Milano e pubblicata sempre sotto il suo nome. Notiamo, subito, che il testo latino delle lettere,riportato da Ambrosiaster non è la Vulgata di Gerolamo ma un testo vicino alla “Vetus Itala” . Il Codex Cassinensis, mostra che il commentario era conosciuto da prima del 570CE.
In effetti vi sono molte ragioni contro l’attribuzione, del commentario, ad Ambrogio :lo stile ,la versione della Scrittura usata,l’opinione sull’autore della lettera agli Ebrei e la sua attitudine verso la letteratura Greca .
.Il commento è”. breve ma ponderoso", infatti Sisto da Siena (Sixtus Senensis),esegeta biblico e orientalista 1520-1569. dice, in merito, “ breves quidem in verbis sed sententiae pondere graves” Il commentario, per lungo tempo, è stato attribuito,come già detto, a Ambrogio da Milano, ed è di grande importanza per la studio critico del testo latino del Nuovo Testamento. Pare inoltre che il nome Ambrosiaster sia stato data, all’autore del commentario, da Erasmo di Rotterdam che, per primo. espresse dei dubbi sulla sua identificazione con Ambrogio, ed è stato usato per la prima volta in una edizione dei Commentaria fatta dai Benedettini. (1686-1690)..

2 L’autore riporta, generalmente un versetto di una lettera di Paolo,a volte anche due o tre, e li commenta con uno scritto che è lungo due o tre volte il testo riportato, non abbandonando mai il testo con lunghe digressioni..Egli è uno scrittore ortodosso e Trinitariano, con l’eccezione della sua credenza nel “millennio” e,nei suoi commenti,. rifiuta praticamente tutte le eresie del suo tempo. Si dimostra conoscitore delle Scritture e della letteratura apocrifa ma non sembra conoscere bene il Greco .in quanto le sue referenze ai Greci sono rarissime. Sembra che abbia conosciuto ed usato i prologhi Marcioniti delle lettere di Paolo perché riporta, all’inizio di ogni lettera, dei prologhi simili, sebbene notevolmente più lunghi, in cui spiega le ragioni della lettera Molti dei suoi commenti finiscono con massime morali che somma rizzano i principi che sembrano adatti al messaggio ed è probabile che egli esercitasse una regolare predicazione ed un insegnamento .Può essere che abbia scelto di rimanere anonimo deliberatamente. Per evitare le controversie non gradite che i suoi scritti avrebbero potuto generare Molto probabilmente egli non fu uno studioso biblico nel senso più profondo della parola ,per quanto fosse a conoscenza della conoscenza della tradizione dei diversi manoscritti ed occasionalmente si prova a ricostruire quello che avrebbe potuto essere il testo originale di Paolo vedi ad esempio i suoi commenti su Romani 5:14 .
In quanto alla data in cui il commentari furono scritti ,vi sono molte indicazioni che suggeriscono,come abbiamo già detto l’ultima parte del IV secolo . . Delle eresie o sette alle quali si riferisce, nessuna è susseguente a quel periodo. Egli parla dei Marcioniti come sul punto della loro estinzione ("quamvis pene defecerint," in Ep. ad Timoeo I. iv. 1). .La persecuzione dell’Imperatore Giuliano (361-363) è rammentata come un avvenimento recente . Finalmente Papa Damaso (366-384) è menzionato come attualmente in cattedra (ecclesia . . . cuius hodie rector est ) per i destini della Chiesa. La data che viene suggerita da tutte queste indicazioni è dunque la tarda seconda metà del IV.secolo; per quanto sia piuttosto sorprendente che Girolamo nel suo trattato de Scriptoribus Ecclesiasticis non menzioni nessun altro, fra i commentatori di Paolo, che Victorinus. Sembra quasi certo che lo scrittore vivesse in Roma ,ma ci sono evidenze per suoi spostamenti in altre parti d’Italia ed in Spagna,la sua referenza alla primato di Pietro e al potere detenuto da papa Damaso, suggerirebbe questa idea sulla sua residenza abituale e, forse, può avere,allora, conosciuto il presbitero Gerolamo, nella sua diatriba con Elvidio sulla verginità perpetua di Maria ..Infatti J.B Lightfoot nel suo “The Brethren of Jesus” lo cita chiamandolo “ Ambrosian Hilary “ e riportando una sua traduzione di un pezzo del commento a Galati 1:19 come di seguito:
‘The Lord is called the brother of James and the rest in the same way in which He is also designated the son of Joseph. For some in a fit of madness impiously assert and contend that these were true brothers of the Lord, being sons of Mary, allowing at the same time that Joseph, though not His true father, was so called nevertheless.” Il Signore è chiamato il fratello di Giacomo e del resto,nello stesso modo in cui è anche indicato come figlio di Giuseppe .Perché, alcuni, in un rigurgito di pazzia, in modo blasfemo, asseriscono e contendono che questi erano veri fratelli del Signore,essendo figli di Maria ,ammettendo, nello stesso tempo, che Giuseppe , per quanto non Suo vero padre, era tuttavia,così chiamato”
Questo dimostra che Ambrosiaster rigettava le teorie di Elvidio ma ,allo stesso tempo, non sembra un seguace della ipotesi di Gerolamo dei “cugini” che forse,quando Ambrosiaster scriveva il suo commento, aveva già espresso scrivendo la sua De Virginitate B Mariae.Il testo originale del commento è riportato sotto
L’autore ,nel commentario, rimarca ripetutamente che le Istituzioni della Chiesa hanno subito essenziali alterazioni dal periodo Apostolico. Di grande interesse sono le sue osservazioni sulla organizzazione primitiva ,che egli considera essere stata molto informale , tutti gli insegnamenti e battesimi offerti come occasioni . Egli pensa che le istituzioni primitive erano modellate sulle sinagoghe ,che i presbiteri ed i vescovi erano originalmente gli stessi come. Fondamentalmente, erano ancora al suo tempo ; che la Chiesa Romana fu fondata non dagli Apostoli ma da certi Giudei Cristiani che le imposero una forma Giudaica che poi fu corretta da persone,più informate, arrivate più tardi ; che non soltanto Pietro ma anche Paolo avevano il primato . In un manoscritto intorno al 769 di un certo Winitharius, un monaco di S. Gallo, e altri posti , viene nominato Origene come l’autore del commentario, il che è spiegabile proprio dalla presenza di idee Origeniste Come si ripete, egli non ha usato la vulgata,cioè il risultato del grande lavoro di Gerolamo, né fa nessun commento quando il testo da lui impiegato differisce dalla Vulgata ,così che possiamo ritenere che probabilmente il suo lavoro fu finito quando ancora la Vulgata non era in circolazione .
Non si fa ,d’altronde,alcuna menzione del decreto con il quale la religione Cristiana diventava religione di stato(27 Febbraio , 380) o del I concilio di Costantinopoli che si tenne nel 381 CE. La impressione che si ha è che l’ortodossia di Nicene stesse ancora lottando contro I suoi vari nemici ,pagani ,Giudei ed eretici. Probabilmente il lavoro prese diversi anni e, quindi, possiamo pensare che fosse ancora in esecuzione negli anni 370 . Le recensioni che ci sono giunte non gettano nessuna luce sul problema, il che fa pensare che si susseguissero subito, una dietro l’altra, dal lavoro originale .Alcune evidenze che trattano di punti disputati nella Bibbia nelle Questiones ( ammesso che questo lavoro sia effettivamente suo) possono suggerire che Ambrosiaster fosse ancora vivo nel 384. Quello che è invece certo, è che, alla fine del IV secolo, i commentaria di Ambrosiaster erano diventati un lavoro standard per gli studi biblici latini e che mantenne la sua influenza anche dopo la pubblicazione della Vulgata di Gerolamo .

3 L’identità di Ambrosiater
L’identificazione di Ambrosiaster non si è rivelata, in vero, molto facile . Durante tutto il Medio Evo, il commentario fu attribuito ad Ambrogio da Milano ed il primo dubbio su questa identità fu posto,come già accennato, da Erasmo di Rotterdam nel 1527 , per questo motivo ,da quel tempo ci si riferisce all'anonimo autore come Ambrosiaster. La sola dichiarazione positiva ed utile sulla identificazione di Ambrosiaster ci viene dal seguente passaggio di Agostino ,in Contra duas Epistolas Pelagianorum, lib. iv. c. 7: "Nam et sic sanctus Hilarius intellexit quod scriptum est, in quo omnes peccaverunt: ait enim, 'In quo, id est in Adam omnes peccaverunt.' Deinde addidit: 'Manifestum est in Adam omnes peccasse quasi in massâ; ipse enim per peccatum corruptus, quos genuit omnes nati sunt sub peccato.' Haec scribens Hilarius sine ambiguitate commonuit, quomodo intelligendum esset, in quo omnes peccaverunt." Dato che le parole citate sono contenute nei Commentaria in Romani versetto 12 , si può ragionevolmente supporre che la dichiarazione si riferisca ai Commentaria e che Agostino fosse convinto che l’autore sia un Ilario. Delle persone di quel nome, nelle sue opere, Agostino rammenta solamente Ilario di Sardegna , diacono della Chiesa Romana , mandato da papa Liberio, nel 354, dall’imperatore Costanzo dopo il sinodo di Arles
E’ possibile o forse probabile,come dice A.Souter , che Cassiadoro circa un secolo e mezzo dopo, alluda ai Commentaria come ad un lavoro che egli aveva vanamente cercato. Le sue parole sono:
'dicitur etiam beatum Ambrosium subnotatum codicem epistularum omnium ncti Pauli reliquisse, suauissima expositione completum ; quern amen adhuc inuenire non potui, sed diligenti cura perquiro/
.Poiché,allora, Agostino d'Ippona cita parte del commentario dell'Ambrosiaster sulla Lettera ai Romani come del "Sanctus Hilarius", l'opera è stata, di volta in volta, attribuita da vari studiosi a qualsiasi personaggio che,in quell’epoca, si chiamasse Ilario. Infatti l’opera fu attribuita a Ilario di Poitiers ,Ilario di Pavia e allo scismatico diacono Ilario di Roma un partigiano di Lucifero di Calaris, cioè l’Ilario rammentato da Agostino, ma, riguardo a questo . Dyonisius Petavius,gesuita, ed altri, hanno obbiettato che Agostino difficilmente avrebbe chiamato santo uno che era colpevole di scisma. . Altri hanno ricercato lo scrittore in S. Remigio,nel Pelagiano Vescovo Giuliano,. nell’ ‘africano scrittore Ticonius, nel prete scismatico Faustino di Roma, l’oppositore di papa Damaso ed autore di un trattato sulla Trinità,o,con più forza ed argomentazioni, nel convertito Giudeo Isacco di Roma; infatti nel 1899 Dom Morin (Revue d’histoire et de littérature religieuse) suggerì come autore Isaac il Giudeo, un convertito, che accusò papa Damaso di un delitto capitale e che gli amici del papa dissero che era tornado al Giudaismo e “profanato i misteri Cristiani” (382 C.E.).. La gran parte di queste attribuzioni sono mere congetture, direttamente in contrasto con i fatti conosciuti su questo autore. Una opinione più recente è che l’autore dei commentaria sulle lettere di Paolo sia anche l’autore delle pseudo Agostiniane "Quaestiones Veteris et Novi Testamenti" ma tale opinione non riceve, anche attualmente, un consenso unanime. Almeno secondo il suggerimento dato da Dom Germain Morin, O.S.B., e accolto da Alessandro Souter , l’autore di questi commentari sarebbe stato un distinto uomo di legge di rango consolare , e di nome Decimo Ilariano Ilario. Proconsole dell'Africa del Nord nel 377 CE Notiamo che il Morin,come abbiamo visto, aveva prima patrocinato l’attribuzione dei Commentari ad Isacco di Roma
Alessandro. Souter (prima del Caius College, Cambridge, poi professore al Mansfield College, Oxford), in un articolo nel Sitzungsberichte della Accademiia di Vienna, 1904, e nel suo A Study of Ambrosiaster (TS, vol. vii., No. 4, 1905) adottò la seconda ipotesi del Morin , e con un esaustivo studio dei manoscritti e paragoni dei lavori di Ambrosiaster con scritti contemporanei, concluse che questa ipotesi “del tutto soddisfaceva le condizioni del problema ,” e consigliò coloro che erano inclini a differenti ipotesi a “leggere i lavori dell’autore molto attentamente nella uscente edizione di Vienna [parte della quale era edita da lui stesso] prima di arrivare a una conclusione sul soggetto.” C. H. Turner, fellow del Magdalen College, Oxford, espresse invece una accorata approvazione della prima ipotesi del Morin ( Isacco di Roma) e in un articolo in JTS (Apr., 1906, pp. 355 sqq.), rifiutò di essere convinto dagli argomenti del Morin del Soter che Decimo Ilarianus Ilario piuttosto che Isacco, avesse scritto i Commentaria e le “Questioni.”
Il millenarismo dello scrittore ,la straordinaria familiarità con la storia ed i costumi Giudaici , e pur essendo poco favorevole alla teoria per la quale libri con attitudine benevola verso il Giudaismo potessero, per questa cosa, essere stati scritti da Isacco, era tuttavia fortemente nemico della teoria che l’ufficiale Decimius Hilarianus Hilarius ne fosse l’autore . Favorevoli alla paternità di Isacco sono le allusioni di Gerolamo sui punti di vista sulle genealogie, ad un certo insegnante Giudeo il cui nome egli non degna di menzione ,punti di vista che sono identici a quelli dell’Ambrosiaster Un giovane studioso Cattolico Romano Joseph Wittig, ha più recentemente tirato fuori di nuovo l’ipotesi di Isacco e ha richiamato l’attenzione sul fatto che sia Isacco che Ilario significano “ridente “ come un mezzo per spiegare l’assegnazione dei commentaria ad un Ilario da parte di Agostino.Scrittori recenti (Harnack, Jülicher, Morin, Souter, Turner, ed altri ) hanno aderito all’idea di attribuire i Commentaria e le Questiones allo stesso autore . I Commentaria come il più antico commentario sulle epistole Paoline e le Quæstiones come “il più antico significativo libro sulle difficoltà della Bibbia,” e questo è di importanza considerevole . Jülicher poi dichiara i Commentaria “ il miglior commentario scritto sulle Epistole Paoline prima del sedicesimo secolo ,” e Harnack ne è egualmente uno stimatore. Anche altri lavori esistenti oggi sono attribuiti allo stesso autore.
D’altra parte,in ultimo,. non può essere neppure scartata definitivamente la remota possibilità che Ambrogio abbia scritto l'opera, i commentaria, prima di diventare vescovo, e che poi l'abbia integrata negli anni successivi, incorporandovi le osservazioni di Ilario di Poitiers sulla Lettera ai Romani. La paternità di Ambrogio da Milano è stata sostenuta da P.A. Ballerini nella sua edizione integrale delle opere di Ambrogio..


4 Lo scritto di Ambrosiaster
. Generalmente il tono dello scritto di Ambrosiaster è quello di un campo spassionato ricercatore della verità piuttosto che di un mistico visionario che cerchi di volare in alto verso le altezze del pensiero degli Apostoli .Qui non abbiamo niente di una visione spirituale di un Agostino o del luterano J.A. Bengel,ma abbiamo il lavoro di uno scrittore coscienzioso che cerca nella Scrittura per scrivere chiare lezioni che passano servire ad elevare la vita quotidiana dei suoi concittadini Romani Cristiani.L’autore non perde mai il suo contatto con la vita ordinaria di tutti i giorni . L’imperatore, i magistrati,la legge , sempre presenti agli occhi e alle menti dei suoi possibili ,sono costantemente menzionati ed illustrati .Certo il lavoro è inteso per i Cristiani e per i Cristiani ortodossi . Gli errori eretici della sua epoca sono ,di tanto in tanto, rammentati e stigmatizzati .Tutto quello che scrive è il frutto di un desiderio ,primo quello di interpretare il più chiaramente possibile il significato delle parole dell’Apostolo e secondo quello di rafforzare la lezione che egli crede che l’Apostolo dia .a questo scopo mi sembra istruttivo riportare i seguenti esempi:.
Le donne sono inferiori
su 1 Timoteo 3,11Allo stesso modo le donne siano dignitose, non pettegole, sobrie, fedeli in tutto.

“Perché l’Apostolo vuole solamente che sia creato un vescovo santo ,come così un diacono , egli per questa ragione non vuole che il popolo sia differente....
Quindi egli vuole anche che le donne, che sono manifestamente inferiori , siano senza colpa , in modo che la chiesa di Dio sia pura . Ma i Catafrigi, cadendo in errore ,contendono questo con vana presunzione ,perché l’Apostolo ,dopo essersi indirizzato ai diaconi,parla alle donne ,, anche queste possono essere ordinate diaconi , sebbene esse sappiano che gli Apostoli scelsero sette diacono maschi .Perché a quel tempo non vi era una donna adatta ,poiché sotto gli undici Apostoli noi leggiamo che vi erano sante donne?
Gli eretici similmente vogliono supportare le loro intenzioni con le parole della legge ,piuttosto che con il loro significato . Questo è perché, attraverso le parole dell’Apostolo cercano di contraddire il significato dell’Apostolo . E sebbene egli ordini alle donne di mantenere il silenzio in chiesa ,essi tentano, al contrario, di rivendicare l’autorità del loro ministero.”

I diritti degli uomini e delle donne non sono uguali
In 1 Corinzi 7,10-11. Agli sposati poi ordino, non io, ma il Signore: la moglie non si separi dal marito - 11 e qualora si separi, rimanga senza sposarsi o si riconcili con il marito - e il marito non ripudi la moglie..
“ Una donna non può lasciare suo marito ,se lei lo ha lasciato ,lei non può rimaritarsi .’ Questo è il consiglio dell’Apostolo che ,se lei ha lasciato il marito a causa del suo malvagio comportamento ,rimanga non sposata. ‘Oppure si dovrebbe riconciliare con suo marito ,nel causo in cui non potesse contenere se stessa , perché non vuole combattere contro la carne ,perché non è permesso ad una donna di maritarsi di nuovo se avrà divorziato da suo marito a causa delle sue fornicazioni e apostasie . . . . .
Se tuttavia ,l’uomo è diventato un apostata e cerchi di cambiare le usanze di sua moglie , la donna non può né sposare un altro,né tornare da lui ‘E il marito non può divorziare da sua moglie ‘ Si capisce a meno del caso di fornicazione . E dunque l’Apostolo non aggiunge , come nel caso della donna , che egli debba rimanere come egli è quando abbia divorziato da lei . Perché un uomo è autorizzato a prendere una nuova moglie se egli ha divorziato dalla sua che ha peccato ,dato che un uomo non è costretto dalla legge ,come la donna,perché egli è il capo di sua moglie .”

Le donne non sono state create ad immagine di Dio
Su 1 Corinzi 14, 34. Come in tutte le comunità dei fedeli, le donne nelle assemblee tacciano perché non è loro permesso parlare; stiano invece sottomesse, come dice anche la legge.
“ Le donne debbono coprire le loro teste perché loro non sono create ad immagine di Dio .Debbono far questo come segno di sottomissione all’autorità e perché il peccato venne nel mondo attraverso loro.. Le loro teste debbono essere coperte in chiesa in onore del vescovo nella stessa maniera loro non hanno l’autorità di parlare perché il vescovo è l’incarnazione di Cristo . Loro allora debbono comportarsi davanti al vescovo come si comporterebbero davanti al Cristo ,il giudice,dato che il vescovo rappresenta il Signore . A causa del peccato originale devono mostrarsi sottomesse.”
“Come può qualcheduno sostenere che la donna sia a somiglianza di Cristo quando si mostra soggetta al dominio dell’uomo e non ha nessun tipo di autorità? Perché non può né insegnare,né essere un testimone in una corte né esercitare i diritti di un cittadino ,nemmeno essere un giudice od esercitare potere”

Tutte le verità provengono dallo Spirito Santo
“Qualunque cosa sia vera ,proviene dallo Spirito Santo ,a prescindere da chi esprime questa verità.”
‘Omne verum, a quocumque dicitur, a Spiritu Sancto est




5 Conclusioni
AMBROSIASTER È LO SCRITTORE DEI COMMENTARIA IN XIII EPISTOLAS BEATI PAULI
SI SA PER CERTO CHE AMBROSIASTER NON FU AMBROGIO DA MILANO, MA NON SI SA,PER CERTO, CHI EFFETTIVAMENTE FOSSE.
QUESTO È QUELLO CHE SCATURISCE,ALMENO SINO AD ORA, DALL’ATTENTO ESAME DELLE POSSIBILI REFERENZE!
Oltre ai Commentaria, gli sono stati attribuiti altri lavori e, principalmente, le Questiones Veteris et Novi Testamenti, prima ritenute di Agostino, ma su quest’ultimo lavoro, la cui paternità ad Ambrosiaster è fortemente patrocinata da A.Souter, non tutti sono d’accordo .I Commentaria costituiscono anche adesso un ottimo commentario sulle lettere di Paolo e,almeno sino al sedicesimo secolo, sono stati uno dei migliori commentari esistenti,a noi noti . Il commentario sembra essere per la maggior parte,se non interamente,originale. Sarebbe però sbagliato credere che questo sia perché nel suo scritto l’autore,chiunque esso sia, non si riferisce o per nomi od in termini generali a commentatori precedenti, perché gli scrittori antichi ,come regola erano,come regola, bravissimi nel’intrecciare il lavoro dei loro predecessori con il proprio che le suture sono molto difficili as essere scoperte. Inoltre con loro era molto importante la materia ,mentre l’aggiudicare le particolari opinioni impiegate, ai loro autori era una considerazione secondaria.. Ma qui vi è una indipendenza ed una uniformità sui commenti che portano a pensare immediatamente alla originalità . L’antagonismo manifesto dell’autore verso i greci fa si che sia improbabile che usasse fonti di questa lingue e per gli autori Latini il solo commentatore di lettere Paolini esistente prima di lui è,per quanto sappiamo,solamente Mario Vittorino le cui opinioni sono così differenti in carattere con quelle di Ambrosiaster che è sommamente improbabile che quest’ultimo le abbia usate. Quindi, come dice A.Souter “. We shall probably be right in
thinking that the commentary drew but little directly from earlier authors “ Saremo probabilmente nel giusto pensando che il commentario abbia attinto anche poco dagli autori precedenti”























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